TERAMO – «Noi abbiamo fondato questa nostra esperienza sulle persone e sulle loro capacità, sulla partecipazione e l’autodeterminazione, non abbiamo imposto o subìto quel diktat nel centrodestra, rischioso per l’autonomia della nostra regione e di disprezzo della nostra classe politica abruzzese rispetto delle competenze politiche». Giovanni Legnini chiude la campagna elettorale al teatro comunale di Teramo, mantenendo quel suo stile che ne ha caratterizzato questo mese di viaggio tra le realtà abruzzesi, solo contro tutti, se si considera che sull’altro fronte, proprio oggi a Pescara, il suo competitor del centrodestra Marco Marsilio era in conferenza stampa tra Salvini, Meloni e Berlusconi…
«Non avrei offerto la mia candidatura – ha detto Legnini -, non ci avrei messo questa energia, non avrei chiesto ad alcuni di candidarsi se non fossi in grado di garantire quel profilo di indipendenza e la capacità di cambiamento intanto nel modo di governo, con l’ascolto, la riattribuzione ai consigli e ai consiglieri di quel ruolo di rappresentatività, di quell’autorevolezza che può essere frutto soltanto della collegialità degli organi. Certo, con una guida, ma che sappia indirizzare, osservare e garantire i principi e i valori della democrazia rappresentativa. Tutto questo sono i principi scolpiti nell’accordo di coalizione, accettato da tutti le parti della coalizione».
Sulla coalizione larga, oggetto di critiche in questa campagna elettorale, Legnini ha fatto riferimento alla contrapposizione con una «coalizione tra partiti che ha litigato il giorno stesso della presentazione delle liste: noi ci siamo trovati d’accordo su un progetto, noi conosciamo le ragioni e le potenzialità del civismo ma anche i rischi, abbiamo messo insieme il civismo, liste civiche aperte animate da formazioni politiche, la lista del Partito democratico che ha accettato di non essere più guida o baricentro di questa coalizione, ci pregiamo di chi accogliere chi proviene dal centrodestra e non ha accettato quel diktat rischioso per l’autonomia della nostra regione».
Ha premuto molto sulla sanità Legnini davanti alla platea del Comunale, accogliendo alcune delle sollecitazioni ricevute dal sindaco di Teramo, Gianguido D’alberto che ha parlato prima di lui: «Mi è chiaro il cambiamento che dobbiamo imprimere alla politica sanitaria – ha sottolineato -, voglio parlare la stessa lingua e poi individuare le soluzioni per ciascuna provincia, per ciascuna Asl e presidi ospedalieri. Teramo rivendica, e ha ragione, una maggiore centralità e una maggiore forza. Bisogna dargliela sorreggendo una sanità di frontiera, che subisce un aumento ciclico della mobilità passiva. Niente Asl unica – ha aggiunto il candidato presidente del centrosinistra -vogliamo imprimere cambiamento mantenendo identità su base provinciale. Deve valere il principio della prossimità, della valenza dei territori, mentre alcune competenze, come la programmazione, gli investimenti, gli acquisti».
Non è mancato il riferimento alla ricostruzione, che «ha bisogno di un impulso determinato», come dei grandi progetti edilizi dell’ex manicomio, del teatro romano, del rapporto con università e Izs, «di cui dobbiamo essere orgogliosi, una eccellenza per l’Italia, che va rafforzata ancor più». Lacqua del Gran Sasso infine: «Ci batteremo per la nostra acqua – ha concluso Legnini -, che finora non ha ricevuto risposte dal Governo nazionale -, ma ci batteremo anche per l’acqua pubblica, così come riorganizzeremo le società pubbliche che dovranno essere orientate verso i cittadini e questo discorso riguarderà anche la mobilità e i trasporti».
«Non devo dimostrare discontinuità sotto il profilo politico: in questi – ha aggiunto – sono stato lontano dalle vicende politiche, a margine, da osservatore. E questo mi permette una posizione netta in questa coalizione di carattere civico e allargato. Sono scuro che domenica saremo tutti protagonisti di un progetto di un progetto straordinario per la nostra regione, attori di una opportunità. Si può fare, scriveremo una nuova pagina di storia».